Donna uomo e ruoli

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A seguito di questo articolo scritto da Annalisa Chirico penso che sia opportuno riproporre,  a voi che leggete il blog, questo mio post di qualche anno fa, che riporta i medesimi concetti.

Rilevo con piacere che, noi che la pensiamo in questo modo andiamo aumentando in consapevolezza.

 

 

 

pagina 15 di GENIODONNA “La donna dà l’assenso al ruolo di padre”
La rivoluzione degli anni Settanta ha portato ad un grande progresso, è innegabile, ma probabilmente ha dato origine ad una grande repressione del genere maschile; infatti se da una parte si è andati a liberare la donna dalla prevaricazione, dall’altra si sono confinati gli uomini e i figli in posizione di soccombenza.

Spessissimo si sente chiedere come mai i tribunali nei casi di separazione affidino in alta percentuale i figli alle madri; come mai quando una madre trasgredisce le disposizioni di una sentenza e un padre ricorre, solitamente tutto finisce in un’archiviazione?

Rarissimamente si va a sentenza contro una madre anche quando questa è palesemente “colpevole”.

Per i padri no, non è così.

Potremmo supporre che questa consuetudine affondi le radici in una cultura ancorata alla visione della procreazione strettamente legata all’immagine della madre, dimenticando che per dare origine ad un nuovo individuo è indispensabile l’apporto di entrambi i generi, maschile e femminile?

Sarebbe possibile ipotizzare che questa visione sia stata ulteriormente confermata dall’approvazione della legge 194/78, che fa della donna e della sua libertà di scelta nel mettere al mondo un figlio il punto cardine, mentre la considerazione della volontà del padre è assente?

Se nell’art. 5, si prevede la presenza del padre del concepito nel consultorio o nella struttura socio-sanitaria (commi 1 e 2 dell’art. 5 cit.) la legge, in aperta contraddizione con quanto sopra rilevato, condiziona la presenza e l’apporto del padre del concepito al consenso della donna.

Si dice espressamente che la partecipazione del padre è ammessa “ove la donna lo consenta”. È da rilevare, peraltro, che l’esclusione del padre del concepito viola l’uguaglianza dei genitori. Alla luce di queste considerazioni si può quindi asserire che il diritto alla paternità è fondamentalmente negato con palese contrasto con i principi sanciti dalla Costituzione?

Sta di fatto, che comunque si voglia porre la questione la risposta è inequivocabile, i figli nascono se una donna decide di farli nascere; fintanto che gli uomini per essere padri dovranno transitare per l’utero femminile, non potranno vedere affermato il diritto alla paternità, per quanto bravi padri siano, e mai potremo noi sostenere e difendere il diritto alla bigenitorialità dei figli.

A meno che qualcosa cambi culturalmente, ed è quello che in molti auspichiamo e cioè il riconoscimento del valore educativo del padre e della madre per un figlio.

Mio contributo pubblicato a pagina 15 di GENIODONNA

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